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Venerdi 2 agosto 2019, H 0,05
Domani, sabato 3 agosto, l'ultimo concerto della nostra piccola stagione: h 21,15, Chiesa della Consolata.
Ascolteremo il Florentia Baroque Ensemble: Elizabeth Garnier, soprano, Giacomo Granchi, violino, Simone Butini, violino, Giacomo Benedetti, clavicembalo (nella colonna di destra il programma completo).
Dedicato al barocco e articolato nel confronto fra lo strumentalismo italiano e l’opera in europa, il concerto è come un viaggio che inizia con autori della scuola italiana del ‘600 e arriva all’opera italo-tedesca di Haendel e al barocco francese di Rameau.
Fra il XVII e il XVIII secolo la scuola di composizione italiana non meno di quella violinistica hanno primeggiato in Europa e insegnato molto ai compositori d’oltralpe: autori come Legrenzi, Cazzati, Corelli hanno sviluppato forme e stili musicali che hanno fatto scuola non solo in tutta la penisola ma anche presso i maggiori autori germanici, tanto che un Pachelbel e lo stesso Bach hanno studiato, ripreso e poi sviluppato in modo originale lo stile delle composizioni dei maggiori maestri italiani.
Quanto poi al teatro d’opera, l’influenza e il primato italiani sono stati ancora più forti e duraturi; scrivere opere teatrali nello stile italiano e con il testo in italiano è stato il vanto e artisticamente il punto di arrivo di tutti i compositori europei fra la metà del ‘600 e la fine del ‘700, tanto che lo stesso Mozart (che non ci riguarda in questo programma appartenendo ormai a un mondo diverso da quello di stasera) scriveva al padre di covare come suo più grande sogno quello di scrivere un’opera nello stile italiano, sogno come sappiamo realizzato e ... come realizzato!
Mentre l’opera francese rimase l’unica a utilizzare testi nella propria lingua e a voler sempre ma non sempre con successo distinguersi dall’opera italiana (vedi il pezzo di Rameau da”Les Indes Galantes”, uno dei suoi capolavori), Haendel fu invece tra i maggiori compositori d’opera che scrisse dichiaratamente nello stile italiano e con testi in italiano: tedesco poi naturalizzato inglese (visse a Londra per la maggior parte della sua vita) scrisse innumerevoli opere.
Stasera ascolteremo alcune arie da “Alcina”, un’opera del 1735 che è una vera miniera di arie stupende e che gode oggi di un rinnovato successo nei teatri più importanti del mondo (rappresentata recentemente anche al festival di Salisburgo) soprattutto grazie al perfezionamento della cosiddetta “prassi esecutiva barocca”, che ha restituito a questo repertorio tutto il suo fascino e di cui questa sera abbiamo esempio attraverso l’ensemble protagonista della serata.
(contributo di Filioo Conti)
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